Che spettacolo è la vita by Roby Facchinetti

autore:Roby Facchinetti [Facchinetti, Roby]
La lingua: ita
Format: epub
editore: SPERLING & KUPFER
pubblicato: 2024-04-01T12:00:00+00:00

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Compositori si nasce

DAVVERO, comporre è la cosa che amo fare di più. E la ritengo anche la mia principale attività, oltre che una gioia unica. La magia di comporre l’ho scoperta molto presto, già a undici anni. A quell’età mi venne per la prima volta voglia di creare qualcosa che fosse musicalmente nuovo, e (come poi ho fatto tutta la vita) mi misi al pianoforte. Certo, nel tempo è capitato che qualche frase musicale nascesse mentre stavo camminando, guidando o in altre situazioni, però spesso quelle intuizioni me le dimentico pure. È accaduto rarissime volte che un mio brano sia nato da uno spunto non creato al pianoforte.

Quel giorno, da ragazzino, composi la mia primissima opera, ovviamente una cosa piccolina, semplice: ma subito iniziai a capire come avrei dovuto canalizzare le mie emozioni per poterle esprimere al meglio in una partitura.

Per comporre credo, anzitutto, che sia necessario trovarsi in uno stato interiore che non esiterei a definire vicino all’estasi. Da sempre ho avuto (prima inconsciamente, poi consapevolmente) la voglia di realizzare qualcosa di musicalmente nuovo, di mai sentito prima; ma sono tanti i fattori da mettere in gioco nel concreto per riuscirci sul serio, e solo in una particolare disposizione d’animo, una sorta di altra dimensione che ti isola da tutto, puoi tenerli insieme. Per comporre occorrono fantasia, creatività, il piacere stesso di comporre, una predisposizione a farlo, e poi la fatica e la pazienza di lavorare sui primi spunti. Perché è veramente difficile che nasca qualcosa di totalmente buono in pochi minuti, in poche ore o in pochi giorni: Tanta voglia di lei è nata in tre minuti, però di solito occorre liberarsi da ogni sovrastruttura mentale, da ogni ricordo, anche da ogni memoria inconscia, ed entrare appunto in una dimensione «altra».

Per me, però, lo confesso, non è mai stato difficile riuscirci. Comporre mi viene spontaneo, naturale. Non vedo l’ora di mettermi al pianoforte. Anche se poi non mi accontento mai: butto sempre via decine e decine di spunti che non ritengo all’altezza, che – soprattutto – non mi danno emozione. Perché, e questo l’ho imparato nel tempo, c’è un altro fattore indispensabile per scrivere musica buona: il primo a emozionarmi devo essere io. Sì, cerco sempre qualcosa che musicalmente somigli soltanto a sé stesso, ma il passo successivo, quanto fondamentale, è che questa mia creazione piaccia a me, non tanto che possa piacere a qualcun altro. Deve emozionare me. E quando accade, allora la gioia è incontenibile. È una sensazione inspiegabile, che spesso arriva a commuovermi.

In genere per noi artisti si parla di «ispirazione». E non è un termine sbagliato. Però a me non è mai bastato. Perché certo comprende tutto quanto ho appena descritto, ma non è una cosa che si può spiegare, tantomeno insegnare. L’ispirazione è una vera magia. È qualcosa che ti entra dentro da fuori, dall’alto, è qualcosa che non ti appartiene, ma arriva a te. E accende tutti i talenti di cui parlavo. È insomma un altro miracolo della mia vita, forse il più importante, quello per cui sono più grato.

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